Rovigo 15-16 marzo 2013
Il convegno mira a:
1) cogliere se effettivamente vi sono dei cambiamenti in Italia, in particolare nelle aree meno favorite, nell’uso del suolo; se non altro cambiamenti che sanciscono tendenze negative (abbandono, dissesto, impoverimento biologico, supersfruttamento di certe risorse ecc. );
2) mettere in luce quali sono le conseguenze più importanti da un punto di vista sociale, politico e ambientale (se ad esempio prevale un abbandono totale o se invece lo spopolamento induce ipersfruttamento di risorse come l’acqua o i boschi);
3) illustrare esperienze emblematiche, sia in senso negativo che positivo, di corsa alla terra nelle aree fragili, con particolare predilezione per le seconde, però.
Il convegno dovrebbe muoversi su un duplice binario: quello di analisi rigorose delle tendenze in atto nella presunta corsa alla terra nelle aree fragili italiane e quello della raccolta di casi esemplari, aventi un alto valore simbolico, in altri termini emblemi di ideali di giustizia. Il convegno non ha solo un taglio scientifico ma anche divulgativo, volendo diffondere temi ed esperienze di grande valore morale.
Di fondo, resta la predilezione per le aree rurali fragili; non sono escluse tendenze e casistiche delle aree metropolitane, ma si privilegiano zone remote, periferiche, poco note, piccole, le quali magari hanno relazioni funzionali con le città.
Tipico il caso dell’uso dell’acqua prelevata da aree deboli e usata per dissetare grandi agglomerati urbani. Fragilità, quindi, non riguarda isolati casi di microdegrado territoriale, ma più spesso condizioni di interscambio fra aree forti e deboli. Corsa alla terra in Africa è proprio questo. Nelle aree rurali italiane le relazioni sui beni fondiari avvengono in maniera molto più articolata, ma non è escluso che essenzialmente si tratti di un land grabbing trasposto: qui mantengo usi soft dei terreni, mentre le funzioni pesanti di produzione di cibo vengono svolte altrove.