17-18 marzo 2017
Il termine divario o gap è provocatorio, la cultura non si misura su una scala, però le gerarchie del sapere esistono e pesano nelle relazioni fra persone e fra territori.
Il campo da esplorare per le aree fragili è vastissimo, variegato, con qualche insidia che va dall’idea che la cultura sia tutto fino al suo contrario, che abbia un rango culturale anche la più banale delle manifestazioni ludiche. È evidente poi che intervengono tradizioni disciplinari diverse, ognuna con un suo linguaggio e bagaglio concettuale. Ma la rilevanza del tema è enorme se solo si pensa che a suo tempo l’Unione Europea ha puntato molto sulla società della conoscenza per fondare un rinascimento delle campagne e delle periferie.
La cultura è un potente strumento di comunicazione a va analizzata anche rispetto ad una funzione per le aree fragili.
Sì perché la scelta del tema – divario culturale – ha finalità pratiche e politiche. Serve a verificare se e quanto la cultura è uno strumento di crescita per comunità rurali definibili come interne o marginali, poco resilienti o fragili.
Si useranno tre criteri:
1) la pertinenza della cultura per la comunità di pratiche ‘aree fragili’ ovvero se la cultura sia una questione (issue) che richiede risposte;
2) i grandi cambiamenti culturali avvenuti nelle aree rurali fragili, e infine;
3) campi di intervento urgenti e promettenti sulla scia della tradizione dei convegni aree fragili pronti a descrivere carenze e segni di cambiamento in senso positivo.