Riverscape

Riverscape

Alessandro Massarente, architetto dell’Università di Ferrara e referente per la ricerca ‘fiumi e città’ (Adigetto di Rovigo) ci segnala questo importante

evento avente un tema (PO RIVER REGAINED. THE NEW PIACENZA LANDSCAPE) molto vicino ai nostri scopi; il tutto si trova qui  https://landscapeofflimits.com/ 

Rivers Lost Rivers Regained. Rethinking city-river relations, un bel libro storico-sociologico

Rivers Lost Rivers Regained. Rethinking city-river relations, un bel libro storico-sociologico

https://docs.google.com/viewerng/viewer?url=https://upittpress.org/wp-content/uploads/2019/07/9780822944591exr.pdf è il link all’introduzione, ad accesso libero, del libro curato da Knoll et al. (2017) per i tipi della Pittsburgh University Press. Per altro con un costo della versione cartacea abbordabile. L’introduzione come sempre presenta un medaglione per ciascuno dei saggi; si tratta di un libro di storia che però si spinge a descrivere fiumi e città fino ai giorni nostri.

Contiene anche alcuni spunti utili – approcci o modelli – per capire meglio l’interazione fiumi e città. Dopo la doverosa premessa coevolutiva (guardare fiumi e città come reciprocamente influenti nel corso dei secoli), fa un passaggio critico sulla tendenza a privilegiare studi di carattere culturale, trascurando le importanti funzioni materiali dei fiumi. Non che gli aspetti simbolici siano da eliminare – sappiamo infatti che lo studio avviene sempre attraverso frame culturali – quanto da contemperare con altri modelli.

Ne elenca quattro:

1) modello funzionale inaugurato da von Thünen che vede i fiumi come connessioni con l’hinterland, tali da disegnare un bacino di influenza e approvvigionamento;

2) approccio organicista, basato sul metabolismo urbano, che permette di misurare flussi di materia, energia e informazione in entrata e uscita dalla città e i relativi controlli, fonte di potere;

3) la prospettiva della longue durée che interseca fattori stagionali, morfologici e infrastrutturali dei fiumi individuando periodizzazioni e cesure, la più importante delle quali è lo sviluppo enorme del trasporto su rotaia e gomma con il ridimensionamento di quello fluviale, Ciò permette anche di identificare ‘cicli di vita’ dei fiumi,

4) interfaccia e connessioni fra il mondo naturale e quello sociale. Il fiume come ‘sito socio-naturale’ che sviluppa continuamente costellazioni di pratiche umane e arrangiamenti biomateriali. Pensiamo alle conseguenze della costruzione di una diga o di un porto fluviale, per esemplificare.

Nell’introduzione ci sono tutti i riferimenti bibliografici per approfondire.  Il libro contiene una sua ipotesi, rappresentata dal titolo: fiumi persi, fiumi riguadagnati. E’ un’iidea che sta alla base anche della nostra ricerca: fiumi ridotti a poche funzioni, per altro sottratte alla collettività (ad es. con privatizzazioni delle agenzie idriche), hanno visto negli ultimi decenni un ritorno di attenzione, spesso innescato dalla società civile sia come protesta sia come proposta di nuove valorizzazioni … ricreazione ovviamente ma anche funzioni (socio-)ecologiche.

Il saggio sul Tamigi di Vanessa Taylor è esemplare in questo senso (di Giorgio Osti).   

Riconnettere fiumi e persone

Riconnettere fiumi e persone

di Elisa Cozzarini

Let it flow, “fai scorrere”: è questo il titolo della rivista (al primo numero) pubblicata dal progetto europeo di ricerca AMBER, che coinvolge enti, università e organizzazioni non governative, ed è finanziato dal programma Horizon 2020. L’Italia è presente con il Politecnico di Milano. L’obiettivo del progetto è ripristinare la connettività dei corsi d’acqua individuando le migliori strategie di gestione di dighe e sbarramenti, per massimizzarne i benefici (per esempio nel caso di impianti idroelettrici e sistemi irrigui) e diminuire il più possibile l’impatto ambientale. E, nel caso di sbarramenti non più utilizzati, rimuoverli.

Con la creazione del primo Atlante degli sbarramenti in Europa, una mappa virtuale dove sono indicati grandi dighe e barriere di dimensioni inferiori, i ricercatori hanno disegnato un quadro della situazione dei corsi d’acqua europei, evidenziandone la frammentazione. Sono stati contati 680mila ostacoli e, a partire da questo primo dato, ne sono stati stimati oltre un milione. Ci sono infatti zone, molte in Italia, di cui non si dispongono informazioni complete. La conoscenza del numero e tipo di sbarramenti è fondamentale per pianificare una strategia di gestione finalizzata a migliorare la connettività fluviale.

Ma perché è così importante riconnettere i corsi d’acqua europei? Il commissario europeo all’ambiente, agli oceani e alla pesca, il lituano Virginijus Sinkevičius, afferma, nel messaggio di saluto in apertura alla rivista di AMBER: «Oltre il 60% dei fiumi, laghi e zone umide dell’UE sono in uno stato ecologico povero, in parte a causa della frammentazione degli habitat e la perdita di connettività. Per migliorare la loro salute, dobbiamo ripristinarne l’unitarietà».

Un fiume che scorre senza incontrare ostacoli favorisce la biodiversità, perché per esempio consente ai pesci di migrare secondo la loro natura e di riprodursi come facevano un tempo le anguille e i salmoni. Ma non pensiamo solo ai pesci: le acque libere hanno trasportato a valle i sedimenti che hanno costruito le nostre coste. Da quando il loro corso è stato interrotto, non svolgono più questo servizio e lo vediamo al mare, dove ogni anno è necessario provvedere a costosissimi ripascimenti per salvare le spiagge e il turismo balneare. La ricerca di efficaci e innovativi strumenti di gestione dei corsi d’acqua è tanto più importante oggi, nel contesto della crisi climatica, perché le portate dei fiumi sono già mutate e muteranno.

Il sottotitolo del giornale di AMBER, Reconnecting people with rivers, vuole sottolineare anche l’importanza del coinvolgimento della cittadinanza nella gestione dei fiumi. Far crescere una comunità di persone che a vario titolo si interessano di corsi d’acqua, con passione e competenza, è un altro obiettivo di AMBER.

Se ho accettato di partecipare al progetto di ricerca sul legame tra fiumi e città coordinato dal prof. Giorgio Osti, è anche perché sono convinta che nel nostro paese sia necessario aumentare la conoscenza delle dinamiche fluviali e di come noi umani interagiamo e abbiamo interagito con i corsi d’acqua che scorrono vicino a noi, più volte interrotti e non riconnessi. La mia ricerca si concentrerà sul Noncello, il fiume che attraversa e dà il nome a Pordenone. Un fiume di risorgiva, che nasce magicamente dalla terra e conserva molti misteri da scoprire.

Il sito di AMBER: https://amber.international/

Ritrovare il Tevere: processi di produzione del sito tra conflitti e retoriche

Francesco Aliberti (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”) Elisa Avellini (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”)

 La città di Roma è continuamente soggetta a negoziazioni riguardo ai tratti culturali più “autentici” da (ri)produrre e presentare, ponendosi al centro di una mobilità di corpi, oggetti e idee che si inseriscono in ideascapes su scala globale. Il fiume Tevere sembra però essere stato escluso da tali dinamiche, e anzi viene raccontato attraverso la retorica del “perduto” che sottolinea la sua “uscita” da Roma a causa della costruzione di corpi mediatori, i muraglioni, che lo pongono a una quota estranea alla città. L’associazione Tevereterno, per recuperare il territorio fluviale, lo ha reso un luogo di “cultura”, affidandosi al noto artista sudafricano William Kentridge.

Attraverso un murales dall’essenza volontariamente effimera (scomparirà nell’arco di pochi anni), lungo 500 metri e alto quanto i muraglioni, l’artista e l’associazione hanno avviato un processo di produzione del sito volto a costruire e valorizzare risorse da sfruttare a livello turistico, generando diversi conflitti. Il principale riguarda quale tratto culturale sia “degno” di occupare quella parte del fiume: l’estetica e la storia della città, secondo l’associazione; il commercio, secondo i venditori locali che solitamente occupavano quello spazio durante l’estate. Nonostante i venditori, legittimati dalle istituzioni, fossero venuti incontro alle istanze culturali organizzando eventi di natura artistica, sono stati costretti a spostarsi.

L’etnografia può mostrare come il fenomeno metta in mostra le capacità dell’opera d’arte di oggettivare una risorsa culturale romana (la sua epica storica) in una nuova forma di identità (effimera, decadente e anticamente trionfale), essenzializzando questi tratti e destoricizzandoli.

Attraverso il confronto interdisciplinare con architetti e urbanisti, è possibile osservare come il progetto possa utilizzare strumentalmente pratiche quotidiane (reali o supposte) allo scopo di (ri)colonizzare parti di città, creando mobilità turistica multi-scalare (cittadina, nazionale, internazionale), così da (ri)inserire il Tevere dentro Roma entro una retorica del “perso e ora recuperato” però pur sempre attraversata da dinamiche conflittuali di accettazione.

Bibliografia di riferimento:

Appadurai, A. (1996), Modernity at Large. Cultural Dimension of Globalization, Minnesota; Bourdieu, P. (1979), La Distinction. Critique sociale du jugement, Paris; De Certau, M. (1980), L’invention du quotidien, Paris; Gehl, J. (1971), Life between Buildings: Using Public Space, London; Simonicca, A. (2015), Cultura Patrimonio Turismo, Roma. 
Abstract presentato al IV Convegno Nazionale Società Italiana di Antropologia Applicata Politiche, diritti e immaginari sociali: sfide e proposte dell’antropologia pubblica Università degli Studi di Trento Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale via Verdi, 26 – Trento Trento, 19 – 21 dicembre 2016

Acque Urbane

Acque Urbane

cominciamo, in onore di Padova e dei suoi canali, con questo sito di Emanuele Martino dal significativo titolo di AcqueUrbane; dentro c’è anche un articolo sull’Adigetto di Rovigo che ho scoperto aver già usato, grazie a Emanuele