Parte una ricerca su come dense comunità umane assicurano la propria sicurezza idrica, intesa come delicato equilibrio fra istanze ecosistemiche e benessere sociale. Un fine molto ampio che si specifica e concretizza nello studio di due bacini idrografici del nord Italia, quello del fiume Brenta e quello del torrente Enza. Si tratta di territori che in rapida sequenza toccano ambienti umani e naturali molto diversi, dall’alta montagna alla piatta pianura. Differenze fisico-morfologiche e socio-politiche sono evidenti, come evidente una certa simmetria fra i due corsi d’acqua. Nel bailamme di siccità e alluvioni, feste lungo il fiume e massacri urbanistici, la sicurezza idrica è condizione imprescindibile, tormento della politica, spauracchio per le future generazioni. Essa è dunque un fatto sociale totale da non limitare alle derive securitarie o alla modellistica degli idrologi. Fuor di metafora, nella parte alta di questi bacini vi sono progetti di grandi sbarramenti, le dighe di Vetto sull’Enza e quella della val Cortella (Vanoi) sul Brenta. I portatori di interesse sono molti, come anche le risorse necessarie per realizzare le opere. Vi sono proposte alternative alle dighe e inoltre incombe il conflitto fra centro e periferia. Per indagare una simile complessità socioidrica si è scelto lo schema delle fratture di Rokkan, con una adeguata attualizzazione delle stesse e un redivivo confronto fra due regioni – Veneto e Emilia-Romagna – così vicine e così lontane.
IPOTESI: la maggior integrazione istituzionale della società emiliano-romagnola porterà ad una più rapida realizzazione della grande opera; la maggiore frammentazione della società veneta porterà ad un fiorire di piccole innovazioni socio-idriche
- Tappe
- Obiettivi e aree di ricerca √
- Framework e indicatori √
- Raccolta delle evidenze
- Report e ritorno alle comunità di bacino
- Pubblicazione dei risultati
Riferimenti
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