13 marzo 2010
Le statistiche non riescono ancora a registrare il movimento di persone verso le aree fragili; si tratta di stranieri che lavorano nelle stalle e nelle raccolte stagionali; si tratta sempre di stranieri che riempiono le case lasciate dagli emigrati del passato; si tratta di qualche coppia che sogna di vivere in maniera alternativa; molte sono anche le assistenti familiari che accudiscono una popolazione autoctona sempre più vecchia e debilitata.
Vi è infine qualche ritorno di ex-migranti. Il convegno vuole raccogliere una prima lista di casi presenti nelle più varie situazioni geografiche dell’Italia, dalle Alpi, alla pianura padana, al crinale appenninico fino alle piane del sud. Si tratta di contare queste presenze, capirne meglio le dinamiche (soprattutto la natalità), sostenere le associazioni che si stanno mobilitando, vedere quali potrebbero essere le politiche più adatte. Il rischio infatti è che si presti attenzione alla sola concentrazione urbano-industriale degli stranieri, trascurando importanti movimenti verso le aree più remote e meno servite del paese.